SICUREZZA: STRAGE DI VIAREGGIO, CONFERMATE IN APPELLO LE RESPONSABILITA’ DI UN SISTEMA MALATO

Nonostante l’avvenuta prescrizione per alcuni reati, non c’è stato scampo per la maggior parte degli
imputati 
al processo per la strage ferroviaria di Viareggio di 10 anni fa. Il tribunale di Appello Firenze ha – nella sostanza – avvalorato le condanne inflitte nella sentenza di primo grado del tribunale di Lucca ai principali attori del sistema Cargo ferroviario (dall’azienda di trasporto, a quella che deputata ai controlli, da quelle intermedie di passaggio e prestito a quella che gestisce l’infrastruttura), che con il deragliamento della cisterna di GPL causò la morte di 32 persone e il ferimento di altre 100. Mauro Moretti, a differenza del giudizio in primo grado è stato condannato non solo per il ruolo di AD di RFI ma anche in qualità di AD di FSI (7 anni). Questo passaggio, tutt’altro che scontato, è un risultato di tenacia inquirente sostenuto da sempre dalle parti offese. Pene rimaste inalterate per Michele Mario Elia, ex AD di RFI e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia (anni 6 di reclusione per entrambi). Assolto per non sussistenza del fatto Giulio Margarita, dirigente che presiedeva il sistema di gestione della Sicurezza in RFI. Condannati anche i componenti di Cargo Chemical, i dirigenti di GATX, delle officine Jungenthaler e Cima Riparazioni. Se l’impianto accusatorio ha quindi retto l’urto del processo di secondo grado, non possiamo quindi non commentare con sdegno le parole dell’avvocato difensore di Soprano, Alberto Mittone (riportate da ilfattoquotidiano.it): “in una società con molti dipendenti debba sempre rispondere l’AD, come se nella Fiat si condannasse tutta la società per un problema in un singolo stabilimento, mentre ci sono delle persone responsabili a livello settoriale”. Mentre riportiamo con estremo favore le dichiarazioni, toccanti e piene di insegnamento, del papà di Emanuela Menichetti, deceduta giorni dopo l’incidente le per ustioni riportate: “Emanuela è sempre stata una persona che difendeva i deboli, come potevo lasciar perdere”? In attesa delle motivazioni della sentenza non possiamo non affermare che, se il procedimento penale è giunto a questo risultato, è solo perché Associazione Il mondo che vorrei e i ferrovieri di Assemblea 29 giugno hanno – in questi dieci anni- messo in pratica il loro “non voler delegare la sicurezza” e che “i perseguitati sono loro”, inteso come i responsabili della strage. Indubbiamente il moto perpetuo dei familiari e dei ferrovieri, presenti ad ogni appuntamento con le foto e gli striscioni, la loro tenacia di fronte agli innumerevoli ostacoli, il sacrificio di Riccardo Antonini che, per essersi schierato a fianco dei familiari ha subito un licenziamento politico, ha fatto sì che le FS non se la siano potuta cavare con il giochino perverso dei risarcimenti. Quello che noi ferrovieri dobbiamo fare è vigilare, senza abbassare la guardia. Le merci pericolose che viaggiano su ferro sono passate in gran parte sotto la gestione delle imprese ferroviarie private, che contano meno personale e
organizzazione e che, gioco forza, rischiano di essere soggette a serie problematiche di sicurezza. Tuttavia questo, da solo, non significa niente: il treno di GPL che deragliò nella stazione di Viareggio era di Trenitalia Cargo. Tutto questo ci dice solo una cosa: se il sistema è malato, la cura può essere somministrata dai lavoratori, con il giusto spirito di responsabilità e coscienza. Facciamo appello a tutte e tutti per partecipare alla manifestazione di sabato 29 giugno, che forse mai come quest’anno sarà carica di energia positiva. Non nei tribunali ma prima nei posti di lavoro, condurre sempre e senza indecisione le battaglie per 
la sicurezza.
I FERROVIERI CUBRAIL

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