Ferrovie: la realtà parallela dei sindacati firmatari. Armatevi e partite!

Uno dei fenomeni più curiosi, seppur ormai consolidato, è il fuggi fuggi di delegati e responsabili dei sindacati firmatari ai primi gemiti di una qualsivoglia iniziativa rivendicativa dei lavoratori. Spariscono proprio. Se ne trova traccia nel tortuoso lessico dei comunicati post incontri pieni di funambolismi tipo i percorsi negoziali, le verifiche periodiche, il metodo di confronto e amenità del genere. Più nel quotidiano degli impianti cresce il malcontento e i lavoratori si muovono, più cercano il jolly nel tentativo di sedare gli animi (perchè il loro ruolo nel sistema è quello). Ed ecco che spunta l’imprescindibile valore economico del pasto aziendale (il ticket insomma), la vecchia arma delle due lire che calmano gli animi. Roba stantìa. Quando proprio qualcuno li scova nell’angolino buio, magari chiedendo lumi sulla normativa, ne escono spesso versioni annacquate come a dire ma lascia perdere... Ripudio della lotta ed esaltazione della delega silente. Perché la comfort-zone dei firmatari la conosciamo bene: l’azienda fa il suo comodo in barba al CCNL e norme mentre loro scrivono innocue letterine (tipo contestare turni saturi come se il CCNL che permette di saturarli lo avessero firmato due di passaggio) per chiedere incontri ai mitologici tavoli o, nelle versioni più “hard” auspicare, tenetevi forte, che si possa ricostruire un clima di fiducia ed autorevolezza nei confronti dell’azienda. Brividi.
Un teatrino che si disinnesca solo continuando con le assemblee, l’unità fra gli impianti, la mobilitazione e soprattutto non alimentandolo con nocive deleghe in bianco. Non ci sono altre strade.

 

Cub Trasporti, luglio 2023

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