Mercitalia, un esempio di scuola. Da Cub Rail 84
Lo scorporo di Mercitalia datato 2016 ha regalato ai lavoratori un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro. Dato incontestabile. Tuttavia dietro questa operazione, pervicacemente portata a termine dal management aziendale e, come sempre, acriticamente sigillata dai sindacati firmatari, si nasconde (neanche più di tanto) una precisa dottrina economica. A nulla valgono ragionamenti etici, sociali, financo economici, nel trasporto merci su rotaia tutto ciò che intralcia la sequenza merce trasporto profitto perde qualsiasi valore. I pacchetti di liberalizzazione europei, matrice teorica del degrado, non sono altro che la trasposizione del passaggio fra la stretta regolamentazione e la totale deregulation avvenuta negli Stati Uniti nell’ultimo quarto del secolo scorso. Se in Europa i ritmi del cambiamento sono stati più lenti lo si deve alle ultime resistenze del concetto di benessere collettivo che, però, sono state demolite seppur a step. Abbiamo più volte affrontato questo discorso su queste pagine, in tempi in cui ragionamenti del genere venivano spesso bollati come noiose elucubrazioni. Ora li abbiamo davanti agli occhi e si concretizzano nella cosa più prossima a noi: i rinnovi contrattuali. Tutto parte dalla più stretta standardizzazione di ogni elemento, che sia umano (contratti e condizioni di lavoro), sociale (incidenti e costi collettivi) o strettamente produttivo (costi operativi e profitto), fino ad arrivare (scuola d’oltreoceano) al concetto di costo per una vita statistica nel quantificare il valore a sistema degli incidenti nel trasporto merci. I pilastri della situazione attuale sono questi. Mercitalia è stata fin dal primo giorno, nella nostra realtà, l’agnello sacrificale per eliminare ogni riferimento sul mercato che potesse frapporre l’interesse dei lavoratori al diretto raggiungimento del profitto. Azienda e sindacati firmatari hanno proceduto tagliando, nei fatti, il legame con la casa madre (Trenitalia) per far scivolare Mercitalia nello spietato ingorgo delle aziende private che man mano hanno popolato il mercato, ben presto diventato una giungla. E puntuale arriva ora la notizia dell’ingresso di Mercitalia nella società CFI, con una quota del 30%, tendente alla crescita. Non mancano le sottolineature al concetto di sinergia che altro non è che la fase iniziale di un’operazione di fusione mascherata fra le due società. Dalle notizie di stampa si evince un progressivo avvicendamento dei macchinisti attualmente in Mercitalia che verrebbero ricollocati nelle Divisioni Trenitalia. Questa operazione chiuderebbe il cerchio, confermando il vero obiettivo dell’operazione nata nel 2016: prima staccare il servizio merci da Trenitalia e poi privatizzarlo con il non trascurabile effetto di poter utilizzare una normativa di lavoro ancor più pesante per abbassare ulteriormente i costi. L’ipocrisia dei sindacati firmatari, che parlavano di rilancio, serviva al solito a provare a difendere l’operazione gettando fumo negli occhi dei lavoratori. La normativa ad hoc (ovviamente più pesante), la disorganizzazione mirata, tutto è funzionale a questo percorso. Tutto, dunque, ha un filo logico e risalta sempre di più l’ipocrisia a comando dei sindacati firmatari quando fingono di allarmarsi e, ancor di più, quando fanno presenza al cospetto dell’azienda. Il rifiuto di questo stato di cose, pian piano germogliato fino a diventare movimento rivendicativo (Coordinamento Macchinisti Cargo) ha avuto (ed ha tuttora) il merito di far emergere, dalla cappa di indifferenza sostenuta come un mantra dai firmatari, una situazione insostenibile e l’urgenza di una svolta nei diritti e nelle condizioni di lavoro. Un primo passo in un percorso certamente in salita, proprio per i concetti prima esposti, ma un passo che non era più rinviabile. Altrettanto importante per tutti i ferrovieri, ed in particolare per i capitreno e i macchinisti, convincersi ancor di più che la situazione Mercitalia tocca tutti direttamente perché già da anni funge da testa di ponte per una ulteriore deregulation normativa che il sistema concertativo vorrebbe estendere. Un concetto ben presente nella piattaforma dell’Assemblea Nazionale PDM/PDB che, anche per questo, deve essere sostenuta con ogni mezzo e con il massimo impegno di tutti.