Licenziamenti nelle Ferrovie: mobilitarsi per non soccombere!

Come abbiamo denunciato da subito, nelle Ferrovie è partita una campagna repressiva ad ampio raggio. Negli anni passati abbiamo accumulato (alcuni di noi in prima persona) esperienza per individuare le avvisaglie che precedono l’avvio di pericolosissime campagne repressive, cui occorre rispondere
tempestivamente.
Oggi siamo in questa situazione!
E per di più si tratta di un’azione a tutto campo, che investe sia l’Infrastruttura che il Trasporto. Il 21 settembre scorso è stato licenziato in tronco un ferroviere di Viterbo, in servizio presso il Nucleo Manutentivo Armamento, in seguito a una contestazione disciplinare giunta otto mesi dopo i fatti contestati. Il licenziamento è stato accompagnato da altri provvedimenti disciplinari nei confronti di 5 ferrovieri, con sospensioni da 8 a 10 giorni; inoltre nel marzo scorso, un lavoratore con contratto di apprendistato dello stesso settore e presente ai fatti, non è stato confermato (quindi licenziato) senza che si verificassero eventi che motivassero tale decisione.
Nel frattempo il 2023 si è aperto con un altro licenziamento: un macchinista del Trasporto Regionale Emilia Romagna è stato licenziato in seguito ad un inconveniente d’esercizio (mancata Marcia a Vista ad un PL). Il provvedimento è arrivato mentre era in corso il recupero formativo (COCS49) per la riammissione in servizio ai treni. Le forzature sono evidenti a chiunque: tempi di contestazione molto al di là dei periodi stabiliti dal contratto (8 mesi a Viterbo), inconvenienti d’esercizio senza conseguenze né danni puniti col licenziamento.
Ma, come detto, è tutto il sistema ad inasprirsi, con un aumento indiscriminato di sanzioni, per non parlare dei macchinisti mandati dallo psicologo per i salti di fermata (la “giapponesizzazione del lavoro” che abbiamo denunciato su CubRail).

Sbaglieremmo se non vedessimo in queste vicende, lontane tra loro geograficamente e per ambito lavorativo, un unico disegno volto a torchiare e disciplinare la categoria in un clima repressivo.

Tutto questo non avviene per caso. L’atomizzazione dei lavoratori e il silenzio complice dei sindacati concertativi hanno spinto la conflittualità a livelli bassi, ed allora scatta la repressione.

Immediatamente si è messa in moto la rete solidale degli organismi autofinanziati dai ferrovieri (la Cassa di Solidarietà è mobilitata sui vari fronti), così come le sigle di base e i giornali autogestiti faranno la loro parte.

Occorre mobilitarsi e lottare per respingere licenziamenti, sospensioni, atti intimidatori. Colpiscono uno per educarne cento. 

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