Cub Trasporti, USB, SGB: comunicato fine sciopero del 14 aprile 2023

anteprima dal prossimo numero di Cub Rail..

SCIOPERO DEL 14 APRILE 2023: PERCHÉ NON RIMANGA SOLO UN EPISODIO

 Il successo dello sciopero del 14 aprile è innegabile, altrettanto innegabile il fatto che dietro i numeri si nascondano insidie da trattare con cura e sulle quali riflettere bene per cercare di disinnescarle trasformandole in sfide. Le motivazioni dello sciopero erano vaste, urgenti e figlie di una degenerazione normativa che negli anni ha dotato l’azienda di tutti gli strumenti per spingere, lecitamente e non, sull’aspetto produttivo a totale detrimento delle condizioni di lavoro. L’insidia che si nasconde dietro lo sciopero è l’ipocrisia del predicare bene e razzolare male da parte dei proclamanti firmatari di contratto. Proseguire con le ormai consolidate relazioni industriali di stampo condivisivo non può in nessun modo risolvere la miriade di problemi denunciati, figli di una precisa impostazione sindacale ispirata, a voler essere oltremodo ottimisti, al meno peggio proposto dall’azienda. E visto che l’azienda alza sempre di più l’asticella, di meno peggio in meno peggio siamo arrivati a questo punto. Qual’è la sfida e chi può raccoglierla? La sfida è nei fatti: questo sistema interamente trainato dall’azienda, in funzione delle sue esclusive esigenze non è sostenibile dai lavoratori. Oggettivo. E solo e soltanto i lavoratori possono e devono raccogliere la sfida di mettere sul tavolo i loro problemi e le esigenze che sentono proprie e collettive. Non c’è altra via d’uscita. Per farlo bisogna ripartire dal dialogo all’interno degli impianti e fra territori, primo elemento che il sistema delle relazioni industriali e lo spacchettamento societario/divisionale tende ad inibire. Il breve ma intenso periodo di mobilitazione pre contratto 2016 va custodito come traccia virtuosa, esempio quantomai valido di costruzione di una piattaforma dal basso tramite assemblee autoconvocate che eliminino ogni tipo di filtro.

Si è ben visto all’epoca che l’aspetto virtuoso risiedeva nel non poter controllare i lavoratori perchè, per una volta, fra sentirsi dire ci pensiamo noi e poter esporre liberamente i propri problemi e le proprie idee per risolverli è stata scelta la seconda strada e, obtorto collo e seppur ignorando volutamente la chiara piattaforma rivendicativa prodotta dalle assemblee, con questo vento le parti hanno dovuto fare i conti ai tavoli di trattativa. Il contratto che aveva in mente l’azienda era ben peggiore. Questa la sfida per non fare dello sciopero del 14 aprile un grande, isolato ed inconcludente sfogo collettivo. Proprio il concetto di collettivo indica un’altra grande insidia nascosta dietro lo sciopero appena passato e, in parallelo, misura la differenza fra l’impostazione delle sigle firmatarie di contratto e le sigle sindacali di base. Tutto si risolve nella proclamazione che Cub Trasporti, USB ed SGB hanno esteso anche a Trenord e Tper. Un minimo di conoscenza del nostro mondo porterebbe a capire che non esiste differenza sostanziale fra le questioni presenti in Trenitalia e quelle che colpiscono i colleghi di Trenord e Tper, semmai queste ultime realtà sono ancor più soggette alle strette aziendali proprio per la loro natura separata dal Gruppo. E non è stato fatto a caso ovviamente. Sindacalmente incomprensibile la scelta dei firmatari di non allargare il fronte della condivisione e della rivendicazione. Segno della studiata fallacia dell’approccio confederale che disegna la seconda sfida da cogliere. Rifiutare le divisioni societarie come strumento di indebolimento dei lavoratori e superare il noi e loro perchè la storia dimostra che la strategia dell’isolamento è deleteria per i lavoratori. Basterebbe scorrere le motivazioni dello sciopero per rendersi conto che tutte le questioni sollevate trovano unico catalizzatore nella capacità aziendale di isolare i lavoratori (o gruppi di essi) e quindi di aprire brecce di deregulation già contenute in seme nel contratto e nei vari accordi. Il grande sforzo dei colleghi del Coordinamento Macchinisti Cargo è per noi esempio del rifiuto di sentirsi chiusi all’angolo e vittime di accordi scellerati. In conclusione questo sciopero se qualcosa porta in dote è sicuramente la responsabilità che i lavoratori devono assumersi di mettersi in prima linea senza più cadere nella trappola di delegare il proprio futuro. Gli strumenti ci sono, l’urgenza pure. Rimanere fermi in attesa del solito comunicato che esce dai tavoli ufficiali vorrà dire far ancora finta di non capire.

redazione Cub Rail

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