DOCUMENTI: CUB TRASPORTI SGB USB, RFI: GIORNATA DELLA SICUREZZA CON MORTO SUL CANTIERE DI LAVORO

RFI: giornata della sicurezza con morto sul cantiere di lavoro. Ancora un lavoratore morto sui cantieri ferroviari di RFI, ancora a Condofuri in provincia di Reggio Calabria, ancora l’impresa appaltatrice Ventura, la stessa per cui lavorava anche Francesco Ventura, l’operaio di Isola Capo Rizzuto, morto stritolato in un macchinario ferroviario nella stessa stazione di Condofuri nel settembre scorso. Ancora una volta resta difficile conoscere il nome del lavoratore morto nelle prime ore di questa mattina e sulle scarne notizie di stampa non compare mai il nome dell’impresa di costruzione ferroviaria.Quello che sappiamo al momento è che il lavoratore è stato investito da un mezzo d’opera durante lo svolgimento delle attività di rinnovo dei binari della linea Jonica. Solo ieri l’investimento in un cantiere di RFI sulla linea Milano-Brescia di un lavoratore di 64 anni, a cui il treno ha amputato un piede. Stavolta la notizia giunge durante il “Safety Day”, una passerella mediatica dei dirigenti della Società di gestione della rete ferroviaria nazionale, organizzata in pompa magna da ambigue figure provenienti anche dal mondo sindacale, e in cui perlopiù si promuove la visione delle responsabilità dei singoli lavoratori, che con i loro “comportamenti sbagliati” sarebbero la causa della loro stessa uccisione/infortunio sul lavoro: lo stesso Amministratore Delegato di RFI stamattina, citando di sfuggita questo ennesimo caso mortale nei cantieri in appalto della società, ha vergognosamente affermato che l’incidente si è probabilmente verificato per la fretta del lavoratore “…di tornare a casa”. Quello che sappiamo di certo è che in due mesi due lavoratori della stessa impresa sono rimasti uccisi nello stesso cantiere, che la tragica media degli incidenti mortali nei cantieri di RFI (a partire dalla fine del 2018) è di quasi un morto al mese, e che queste imprese private continuano a avere affidati gli appalti per le attività di manutenzione alla infrastruttura ferroviaria. Quelle stesse imprese in cui vi è una clamorosa assenza di sindacalizzazione delle maestranze e in cui il ricatto occupazionale è il metodo per imporre orari e ritmi di lavoro massacranti. Quello che conosciamo con la stessa certezza è la volontà repressiva della dirigenza di RFI verso quei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza che svolgono coerentemente il loro ruolo, o verso quei lavoratori attivi sul problema, che intervengono anche con denunce sui casi di violazione delle norme, e che per questo vengono perseguitati anche con gravi provvedimenti disciplinari. Una volontà
repressiva che di fatto promuove la sottocultura del disimpegno sul tema della sicurezza sul lavoro, in netto contrasto con quanto pomposamente dichiarato nei suddetti “Safety Day”. In attesa di maggiori informazioni su questa ennesima morte nei cantieri di RFI, esprimiamo la massima solidarietà ai familiari e ai compagni di lavoro dell’operaio rimasto ucciso, e allo stesso tempo il totale rifiuto per l’inaccettabile ipocrisia della dirigenza di RFI che maschera con la declamazione di buoni propositi la sua precisa politica di profitto nel settore della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, fatta di imponenti tagli ai posti di lavoro, di incremento del lavoro notturno senza adeguate tutele, di appalti garantiti alle solite imprese malgrado la terribile e continua conta dei morti sul lavoro tra le loro maestranze. Valuteremo tutte le possibili iniziative sindacali e legali da intraprendere su questo ultimo caso e contro la strage continuata nei cantieri ferroviari; invitiamo i lavoratori interessati a segnalarci in qualsiasi modo casi di violazione delle norme sulla sicurezza; restiamo disponibili a fornire difesa sindacale e legale a sostegno di chi vuole affrontare concretamente questo problema.

26 novembre 2020

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