Presentazione del quaderno Cub Rail “nè domi nè vinti”. Firenze mercoledì 7 dicembre ore 18

Con l’occasione della presentazione dell’uscita della Rivista ferroviaria CUB Rail numero 73, del quaderno Né domi né vinti, della ristampa anastatica dell’«In Marcia!» febbraio 1923, ne parliamo con
GIORGIO SACCHETTI
Storico, nostro direttore responsabile, autore dell’introduzione e già curatore del quaderno sulla lotta del
1920.
Mercoledì 7 dicembre ore 18
presso sede CUB Firenze
via di Scandicci 86 (tranvia Arcipressi)
A marcare l’attuale distanza dai tempi fascistissimi, seguirà aperitivo a base di olio novo

Nel 2020 abbiamo ripubblicato l’edizione anastatica di «In Marcia!» del febbraio 1920, per il centenario del grande sciopero nazionale del Sindacato Ferrovieri Italiani, che permise di conquistare le 8 ore lavorative, miglioramenti salariali, diritto di sciopero per i ferrovieri prima licenziabili, cessazione dei ricatti ai precari, la formazione dei comitati sindacali di controllo locale, il riconoscimento dello stesso Sindacato. Trascorsi tre anni la situazione è ribaltata: lo SFI confluisce nella CGdL, il fascismo al governo vara la legge di licenziamento “per scarso rendimento” che per arbitrio di applicazione si presta alla resa di conti con gli scioperanti di allora: vengono cacciati 44mila ferrovieri. Oggi, nel centenario dell’inizio della più grande espulsione di massa ripubblichiamo una trascelta di lettere dei licenziati—molti emigrati in cerca di lavoro – all’«In Marcia!». Commuove anche nella sconfitta e nella tragedia personale l’attaccamento all’organizzazione mai messa in discussione nelle scelte operate, avendo chiaro i ferroviari umiliati e privati dei mezzi di sostentamento che solo la via dell’unità nella lotta può portare a nuove future conquiste. I nipoti di quel fascismo sono oggi al potere ma è la borghesia a scegliere la strada, attraverso le forme ritenute opportune. Destra e sinistra non deviano dal solco che in questi anni è stato tracciato di alleanze per l’erosione delle conquiste del lavoro. Ma soprattutto hanno saputo colpire l’unità della controparte. Disarmati e confusi in radice gli sfruttati tengono in piedi quel sistema in tutt’altra chiarezza di visione di quella dei lavoratori di allora.

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